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Esami Endoscopia diagnostica e Chirurgia endoscopica

Colonscopia (o retto-sigmoidoscopia) diagnostica e operativa

CHE COSA È? La colonscopia e la retto-sigmoidoscopia sono esami diagnostici che consentono al medico di vedere all'interno del grosso intestino (colon). Con l'endoscopio, un strumento  flessibile con una telecamera in punta, si risale attraverso l'ano e si esplora tutto il colon o solo la sua parte distale (retto-sigma) o il colon e l’ultimo tratto di piccolo intestino (ileo). Lo strumento è sottoposto ad alta disinfezione prima di ogni procedura per eliminare i rischi infettivi.

COME SI SVOLGE? Il paziente ha eseguito precedentemente la preparazione intestinale in modo da eliminare completamente le feci che impedirebbero la visione. Si procede inizialmente somministrando un sedativo ed un antidolorifico per via venosa. L'esame dura in genere 15-30 minuti e può provocare fastidio o modesto dolore, legato soprattutto all’aria introdotta attraverso l'endoscopio per distendere le pareti del colon. L'esame può essere meno tollerato in caso di colon molto lungo o in presenza di aderenze causate da interventi chirurgici addominali o da pregresse condizioni morbose del colon (ad esempio diverticolite) o di organi vicini. Per questa ragione, prima e durante l'esame è consigliabile che vengano somministrati farmaci sedativi o antidolorifici, per tollerare meglio la procedura. Sebbene i moderni endoscopi consentano uno studio completo del colon in oltre il 90% dei casi, qualche volta, in presenza di un colon particolarmente lungo e tortuoso o di fenomeni aderenziali, può essere problematica l'esplorazione completa. Inoltre, una non adeguata pulizia intestinale, può ostacolare o impedire il riscontro di lesioni nonostante l’esame sia correttamente eseguito (fino al 25% dei casi). Nel corso dell’esame, il medico può ritenere opportuno prelevare piccoli frammenti di tessuto (biopsie) che vengono inviati in laboratorio per l’analisi microscopica. Il prelievo di tali frammenti è del tutto indolore e si effettua tramite l’uso di piccole pinze che vengono introdotte attraverso la sonda stessa. La procedura permette anche di rimuovere polipi di piccole o grandi dimensioni (polipectomia o mucosectomia), che sono rilevatezze della mucosa -rivestimento interno del lume intestinale -, che sono per lo più di natura benigna.
Dopo l’esame dovrà essere accompagnato, e non potrà guidare biciclette/moto/automobili per 24 ore.

 

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POLIPECTOMIA, MUCOSECTOMIA, DISSEZIONE SOTTOMUCOSA E
DIATERMOCOAGULAZIONE CON ARGON

CHE COSA È? Si tratta di tecniche di asportazione di lesioni benigne, precancerose, o di tumori in stadio iniziale che insorgono nell’apparato digerente, e che possono svilupparsi sia nell’esofago-stomaco-duodeno che nel colon. A seconda del tipo di lesione possono essere utilizzate tecniche di asportazione differenti che hanno lo scopo di asportare il tessuto patologico a scopo diagnostico e/o curativo. La lesione asportata in toto o in frammenti viene recuperata e analizzata. Nella maggior parte di casi si tratta di adenomi che sono tumori benigni che nel tempo e con l’aumento delle dimensioni hanno un rischio di evoluzione maligna, per cui la loro asportazione previene il tumore maligno.

COME SI SVOLGE?

  • POLIPECTOMIA

Consiste nella rimozione dei polipi, che sono rilevatezze della mucosa dell’apparato digerente con una base di impianto provvista o meno di peduncolo (polipo peduncolato o sessile), e che possono svilupparsi sia nello stomaco-duodeno che nel colon. Alcuni frammenti o l'intero polipo sono successivamente recuperati per l'esame istologico. L’asportazione del polipo avviene mediante un particolare bisturi elettrico a forma di cappio che, in modo del tutto indolore, taglia il polipo cauterizzando ( cicatrizzando) la base

  • MUCOSECTOMIA / DISSEZIONE SOTTOMUCOSA

La mucosectomia consiste nell’asportazione della mucosa di un’area del tratto gastroenterico che presenta lesioni poco rilevate o a larga base di impianto. Le lesioni possono essere benigne o maligne in fase iniziale, non infiltranti gli strati più profondi della parete, per cui l’asportazione risolve definitivamente la patologia. La dissezione permette la resezione in blocco di lesioni estese, asportando anche lo strato della sottomucosa, affinché la resezione sia più radicale. Queste procedure consentono di ottenere un macroframmento di tessuto sia per fini diagnostici che curativi. Prima dell’intervento, per migliorare la visione ed ottenere una più accurata definizione della lesione, possono essere utilizzate sostanze che, spruzzate sulla mucosa, la colorano (colorazione vitale). Successivamente, intorno e al di sotto della lesione si inietta con un ago una soluzione che determina il sollevamento della formazione stessa e ne facilita la rimozione. La mucosectomia può essere eseguita con diverse tecniche:

  • Con aspirazione. Un cappuccio trasparente con un’ansa al suo interno viene posizionato all’estremità dell’endoscopio e successivamente applicato sulla lesione sollevata, che viene aspirata e resecata.
  • Senza aspirazione. Dopo il sollevamento della mucosa si posiziona e si stringe l’ansa da polipectomia intorno alla lesione e la si reseca oppure la si rimuove con un piccolo bisturi dedicato.
  • Dopo legatura. Si posiziona un laccio attorno alla lesione creando un polipo artificiale che viene resecato con l’ansa da polipectomia.

 

Nella dissezione l’intervento viene effettuato utilizzando uno strumento particolare che permette lo scollamento della mucosa e sottomucosa dagli strati più profondi allo scopo di ridurre il rischio di  perforazione ed il sanguinamento.

  • DIATERMOCOAGULAZIONE CON ARGON PLASMA COAGULATION (APC)

Consiste nel trattamento termico di rilevatezze della mucosa, tessuto di qualunque natura che ostruisce il lume del viscere, base di impianto di polipi sessili dopo l’asportazione della parte rilevata, e lesioni vascolari che sanguinano o che presentano rischio di sanguinamento, mediante l’uso del gas  Argon che brucia e distrugge la superficie da trattare.

Il gas Argon viene introdotto sotto forma di vapore ed attivato mediante una fonte elettrica con creazione di una fonte di calore molto elevata, che viene indirizzata sotto visione diretta dell’operatore sul tessuto da trattare e che ne determina la distruzione in modo permanente. L’effetto termico e la sua profondità di penetrazione dipendono dal tempo di esposizione del tessuto da trattare alla fonte di calore.

Tutte le procedure sopraelencate richiedono per la loro attuazione, in relazione alla sede della lesione da trattare, una esofago-gastro-duodenoscopia o  una colonscopia, per lo più in sedazione cosciente o profonda.

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COLANGIO PANCREATOGRAFIA RETROGRADA ENDOSCOPICA

CHE COSA È? La colangio-pancreatografia retrograda endoscopica (CPRE) è una procedura utilizzata per la diagnosi e la terapia di alcune patologie delle vie biliari, del pancreas e della papilla di Vater. Questa metodica consiste nell’introduzione di un particolare endoscopio attraverso la bocca, l’esofago e lo stomaco, fino a raggiungere il duodeno, dove sboccano, in una stessa struttura anatomica (sfintere di Oddi) le vie biliari, provenienti dal fegato, e il dotto pancreatico. Nel corso della procedura, l’endoscopista introduce un sottile tubicino ed inietta una sostanza opaca ai raggi X (mezzo di contrasto) che consente la visualizzazione per via radiologica dei dotti biliari e/o del dotto pancreatico.

COME SI SVOLGE? La procedura dura in genere 30-60 minuti, viene effettuata a digiuno, in regime di ricovero ospedaliero, e prevede l’utilizzo di una sedazione profonda, per cui all’endoscopista si affianca un anestesista. L’anestesista Le fornirà ulteriori informazioni in merito e Le chiederà un consenso specifico. Durante la procedura possono essere iniettati farmaci al fine di rallentare i movimenti dell’intestino e facilitare le manovre endoscopiche. L’esame diagnostico viene effettuato iniettando attraverso l’orifizio della papilla di Vater un liquido di contrasto radio-opaco all’interno delle vie biliari o del dotto pancreatico, a seconda dell’organo che deve essere indagato; le immagini radiologiche così ottenute vengono sviluppate. Poiché la procedura prevede l’utilizzo di raggi X, che possono nuocere al feto, tutte le donne in età fertile devono avere la certezza assoluta di non essere in gravidanza; a tal fine viene richiesto un test di gravidanza. L’iniezione di mezzo di contrasto può indurre reazioni allergiche che possono essere molto gravi in 1 caso ogni 100.000. L’endoscopio utilizzato per l’ERCP permette di effettuare procedure chirurgiche, che in passato necessitavano di un vero e proprio intervento. Queste procedure sono:

  • l’apertura in duodeno delle vie biliari e pancreatiche, effettuata mediante sezione della papilla di Vater e dello sfintere di Oddi, con un particolare tipo di elettrobisturi ( papillo-sfinterotomia )
  • l’estrazione di calcoli dalle vie biliari o dal pancreas
  • l’inserimento attraverso il naso di un tubicino di plastica nelle vie biliari o pancreatiche, per consentirne un adeguato drenaggio nelle 24-48 ore dopo la procedura (drenaggio naso-biliare/-pancreatico)
  • la dilatazione di restringimenti dei dotti biliari e/o pancreatici (plastica endoscopica)
  • l’inserimento all’interno di tratti ristretti delle vie biliari e/o pancreatiche di un tubicino di plastica ( rimuovibile ) o di protesi a maglie metalliche (non rimuovibile) (impianto di endoprotesi )
  • l’asportazione di neoformazioni a livello dello sbocco in duodeno delle vie biliari e pancreatiche ( ampullectomia )
  • lo svuotamento di cisti di origine pancreatica con messa in sede di endoprotesi

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ECOENDOSCOPIA DIAGNOSTICA E OPERATIVA

CHE COS’È? COME SI SVOLGE? L’ecoendoscopia (EUS, dall’inglese “Endoscopic UltraSonography”) è una tecnica endoscopica mirata allo studio del tratto gastroenterico superiore ed inferiore. È una tecnica che si basa sull’utilizzo di un endoscopio simile a quello adoperato per le più comuni gastroscopie e colonscopie ma che consente, mediante l’utilizzo di ultrasuoni (come l’ecografia), di analizzare le pareti degli organi e le strutture anatomiche adiacenti. Questa metodica permette, infatti, di acquisire immagini dettagliate del tratto gastroenterico e consente di valutare  in modo accurato patologie che interessano l’esofago, lo stomaco, il colon-retto ma anche  gli organi ad essi contigui (mediastino, pancreas, vie biliari e  fegato).  Inoltre, mediante l’utilizzo di un ago sottile che viene inserito attraverso l’ecoendoscopio, è possibile eseguire campionamenti di cellule e/o tessuti (FNA, dall’inglese “Fine Needle Aspiration”)  qualora questo risulti utile per una più accurata definizione della malattia. Tale metodica consente, inoltre, di aspirare cisti, pseudocisti o raccolte liquide a fini diagnostici/terapeutici e anche di iniettare sostanze anestetiche utili al controllo del dolore che può essere presente in alcune malattie pancreatiche.  La durata della procedura varia mediamente da 15 a 45 minuti e dipende dalla complessità del caso e dalla necessità o meno di eseguire un prelievo di tessuto per una diagnosi cito-istologica, mediante un ago sottile. Di norma, prima di iniziare l’esame, viene praticata per via endovenosa una sedo-analgesia, volta a ridurre il più possibile i disturbi dovuti alla manovra endoscopica. Anche se nella maggior parte dei casi la sedo-analgesia è sufficiente per controllare i disturbi, in situazioni particolari e/o in base alle condizioni cliniche è possibile eseguire l’esame in sedazione profonda con l’assistenza di un medico specializzato. Inoltre, nel corso di alcune procedure potrà essere iniettato in vena un mezzo di contrasto ecografico che esalta la capacità dell’EUS di valutare l’architettura dei tessuti. Infine, nel corso di alcune procedure ecoendoscopiche operative (ad esempio nell’agobiopsia di lesioni cistiche del pancreas) potrà essere indicata la somministrazione di terapia antibiotica.

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ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA DIAGNOSTICA E OPERATIVA

CHE COSA È? L’esofago-gastro-duodenoscopia è un esame diagnostico che consente al medico che lo effettua di osservare direttamente l’interno dell’esofago, stomaco e duodeno, e di rilevare eventuali patologie mediante l’endoscopio che è una sonda flessibile del diametro di circa 1 cm, dotata di una telecamera in punta. Lo strumento è sottoposto ad alta disinfezione prima di ogni procedura per eliminare i rischi infettivi. Lo strumento viene introdotto delicatamente attraverso la bocca, fino a raggiungere il duodeno.  Nel corso dell’esame è anche possibile effettuare procedure operative.

COME SI SVOLGE? Prima dell’esame vengono rimosse eventuali protesi dentarie. Si procede inizialmente somministrando, se richiesto dal paziente, un sedativo per via venosa e un’anestesia locale della gola. L’endoscopio viene introdotto mentre il paziente stringe fra i denti un boccaglio. L’esame non provoca dolore, ma solo un modesto fastidio, che si riduce quasi del tutto con la premedicazione effettuata. Nel corso dell’esame, il medico può ritenere opportuno prelevare piccoli frammenti di tessuto (biopsie) che vengono inviati in laboratorio per l’analisi microscopica. Il prelievo di tali frammenti è del tutto indolore e si effettua tramite l’uso di piccole pinze che vengono introdotte attraverso l‘endoscopio. Dopo l’esame dovrà essere accompagnato, e non potrà guidare biciclette/moto/automobili per 24 ore.

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ENTEROSCOPIA

CHE COSA È? L'enteroscopia con doppio o singolo pallone è un esame diagnostico che consente di esaminare direttamente l'intestino tenue, mettendo in evidenza eventuali alterazioni. Per far questo, si utilizza l'enteroscopio, una sonda flessibile lunga circa 2 m con un diametro di 1 cm e che, come gli altri strumenti endoscopici, possiede una telecamera e una luce sulla punta. Tale strumento scorre all'interno di un tubo di gomma morbida , detto overtube. Su entrambi è inserito a livello terminale un dispositivo insufflabile (balloon) che permette, una volta gonfiato, di ancorarsi alla mucosa intestinale e di agevolare l’avanzamento dell’endoscopio. Lo strumento viene introdotto attraverso la bocca fino al duodeno e alternando l'insufflazione e la desufflazione dei palloncini si ottiene la progressione dello strumento nell'intestino tenue. Se esiste l'indicazione l'esame viene poi completato in una seduta successiva con l'ileoscopia retrograda introducendo lo strumento per via rettale, esplorando il colon e poi risalendo nell'ileo attraverso la valvola ileo-ciecale.Con il doppio approccio orale e anale, questa tecnica permette di esplorare, effettuare campionamenti bioptici e interventi terapeutici nell’intestino per tutta la sua lunghezza. L’esplorazione completa, tuttavia, non può essere garantita dovuto a motivi tecnici o alla particolare lunghezza dell’intestino tenue. Nel corso dell’esame possono essere utilizzati accessori adatti che permettono di eseguire manovre operative come con gli strumenti endoscopici tradizionali: si possono eseguire biopsie, polipectomie, trattamento lesioni sanguinanti.

COME SI SVOLGE? L'enteroscopia viene eseguita in sedazione profonda con assistenza anestesiologica, a digiuno da almeno 6 ore.   Lo specialista inviterà il paziente a distendersi sul fianco sinistro in posizione confortevole, gli verrà posto tra i denti un boccaglio (in caso di protesi dentaria questa dovrà essere rimossa) e l’anestesista procederà alla somministrazione di farmaci per la sedazione profonda. Verrà quindi introdotto dalla bocca il tubo flessibile (l’overtube con all’interno l’enteroscopio) che sarà fatto procedere fino al duodeno e poi nell'intestino tenue. L’endoscopia non interferirà con la normale respirazione. L’esame dura normalmente da 30’ a 2-3 ore, a seconda della lunghezza di intestino tenue che è necessario esplorare.

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GASTROSTOMIA ENDOSCOPICA PERCUTANEA (PEG)

CHE COSA È? La gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) è un tubicino largo circa 5 – 7 mm che permette di collegare la cavità gastrica con l’esterno, che viene posizionata per via endoscopica in quei pazienti che presentano disturbi organici e/o funzionali alla deglutizione, per permettere loro l’assunzione di cibi e di liquidi. La PEG viene posizionata tramite l’esofago-gastro-duodenoscopia, che è un esame che consente al medico che lo effettua di osservare direttamente l’interno dell’esofago, stomaco e duodeno, e rilevare eventuali patologie mediante l’endoscopio che e’ una sonda flessibile del diametro di circa 1 cm, dotata di una telecamera in punta. Lo strumento viene introdotto delicatamente attraverso la bocca, fino a raggiungere il duodeno.

COME SI SVOLGE? Prima di questo piccolo intervento vengono rimosse eventuali protesi dentarie. Si procede inizialmente somministrando un sedativo per via venosa, od in alcuni casi viene effettuata la sedazione profonda, e un’anestesia locale della gola. L’endoscopio viene introdotto mentre il paziente stringe fra i denti un boccaglio. Nel corso dell’esame, si individua in addome il punto tecnicamente migliore dove poter posizionare la PEG, e, tramite una piccola incisione cutanea di circa 6 – 7 mm previa anestesia locale, si procede all’inserimento della sonda cos’è e come si svolge

E’generalmente indicata una terapia antibiotica in un'unica somministrazione prima dell’esame

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ENTEROSCOPIA CON VIDEOCAPSULA

CHE COSA È?

L’enteroscopia con videocapsula è una metodica di recente introduzione con l’esclusiva caratteristica di ottenere immagini endoscopiche dell'intestino tenue in tutta la sua estensione. L’esame prevede che Lei ingoi una capsula in grado di trasmettere delle immagini del piccolo intestino mentre percorre l’apparato digerente. Le immagini sono archiviate in un piccolo registratore, quindi trasferite in un apposito computer. Ne risulterà un filmato che verrà poi analizzato. Il sistema è composto da tre principali componenti: la capsula deglutibile, il registratore e un apposito computer (workstation).

  • Capsula deglutibile. La capsula, monouso, ha forma e dimensione di una compressa di vitamine (11x30 mm) e viene ingoiata con un po’ di acqua (come una normale medicina). Durante il suo passaggio attraverso l’apparato digerente acquisisce immagini, simili a quelle ottenute dagli endoscopi, e trasmette tali immagini al registratore che è indossato dal paziente.
  • Registratore. Il registratore portatile è un’unità esterna che riceve i dati trasmessi dalla capsula. Il registratore è collegato ad una serie di antenne fissate con appositi adesivi alla cute dell’addome (analogamente agli elettrodi adesivi utilizzati per gli elettrocardiogrammi). Terminato l’esame, le immagini accumulate nel registratore vengono trasferite su un apposito computer per la lettura.
  • Workstation. Il medico esecutore dell’esame utilizza un computer apposito (workstation) per interpretare e analizzare le immagini acquisite, alla ricerca di reperti patologici del piccolo intestino.

COME SI SVOLGE?

Dopo il posizionamento della cintura contenente il registratore, Lei inghiottirà la capsula endoscopica con un po’ di acqua (come una normale medicina). La registrazione procederà quindi  autonomamente, con il normale avanzamento della capsula ad opera della motilità intestinale. Lei sarà libero di muoversi o riposare a Suo piacimento. Come unico accorgimento, dovrà evitare di esporsi a campi magnetici (es. campi magnetici all’ingresso delle banche o dei grandi magazzini, radio ricetrasmittenti ) durante l’esecuzione dell’esame.
Dovrà verificare ogni 15-30 minuti che la luce sul registratore si accenda 2 volte al secondo. Potrà bere e mangiare un piccolo spuntino circa tre ore dopo avere ingoiato la capsula. Al termine della registrazione, (dalle 6 alle 8 ore circa), il registratore sarà rimosso e Lei potrà tornare liberamente a casa.

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Ultimo aggiornamento: 08-07-2015 11:34:30

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